Il tocco perduto nella cura della madre

Le nostre impronte digitali provengono dalla nostra vita embrionale: dal nostro toccare il sacco amniotico e l’utero di nostra madre, e dal nostro ricevere il tocco delle acque in cui siamo immersi. Come in una danza.

Toccare ed essere toccati è un nostro imperativo biologico.
Un neonato può letteralmente morire se non viene toccato. 
Solo 10 minuti di contatto pelle a pelle riducono i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) del bambino e stimolano il suo sistema nervoso parasimpatico facendolo sentire calmo e al sicuro. 
Ma a volte si dimentica che lo stesso vale per una neo madre, poiché anche lei ha un profondo bisogno di contatto, proprio come il suo bambino.

Il tocco è il linguaggio primario della vita; il linguaggio che parla alla mente profonda della donna e ai sensi aperti del neonato.

Prima che le pratiche mediche moderne soppiantassero l’ostetricia tradizionale, il tocco e il massaggio dell’ostetrica, o di colei che assisteva la madre, era una componente centrale della cura materna in tutto il mondo. Samba, la parola tradizionale giapponese per “ostetrica”, si traduce con “donna saggia che massaggia”.
In assenza di strumenti, l’ostetrica aveva i suoi occhi, orecchie e mani per assistere la donna.
Il massaggio e il tocco amorevole durante gli anni della maternità era più che una pratica primitiva o una coccola lussuosa: era considerato una parte vitale ed essenziale della cura olistica della madre, per supportare la sua trasformazione fisica, emotiva, psicologica e spirituale.

“L’ostetrica saluta la madre e si siede per terra di fronte a lei. Le alza delicatamente il vestito e inizia con fermezza a massaggiarle e toccarle l’addome. Sente il posizionamento dell’utero e riallinea il flusso dell’energia lungo l’addome. Durante il massaggio la mamma e l’ostetrica parlano del bambino, della salute della donna e della sua famiglia. L’ostetrica farà un massaggio ad ogni visita, in gravidanza, durante il parto e nel post parto. Anche la madre della madre potrebbe massaggiarla, e anche la suocera. La neo madre poi massaggerà il neonato. Questa rete di contatto dinamica, femminile è stata messa in atto in tutto il mondo, connettendo ostetriche, madri, bambini e l’arte del tocco, per migliaia di anni.” Kara Maria Ananda

La medicina e la tecnologia ci hanno permesso grandi passi avanti per la salvaguardia della vita delle madri e dei bambini, ma tutto questo con un prezzo da pagare.
Nel modello medico attuale la maternità è analizzata da una prospettiva patologica e intellettuale. Le pratiche ginecologiche supportano la deprivazione del tocco umano a favore delle macchine e degli strumenti, patologizzano il corpo femminile, e mettono le donne in un ruolo sottomesso alle istituzioni. Ma la gravidanza e il diventare madre non sono eventi patologici o costrutti intellettuali: sono processi sani, primordiali e portatori di vita. 
Gli interventi, le domande, gli esami medici e l’essere di fronte ad una figura di autorità spesso inducono l’attività neocorticale e la produzione di catecolamine (ormoni dello stress) nella donna, e questo può interrompere il processo naturale del travaglio e interferire con l’allattamento e i processi di attaccamento. 
Il tocco intuitivo e il massaggio, invece, permettevano all’ostetrica, o a colei che assisteva la madre, di comunicare senza stimolare la neocorteccia della donna e senza interferire quindi nei processi fisiologici della nascita, dell’allattamento e della guarigione, favorendo l’espressione di quella parte della natura, che “sa cosa fare” quando non interrotta o disturbata.

La cura tradizionale della neo madre e il tocco intuitivo e sapiente 

“Quando una mamma ha un problema, la prima cosa che le dico é:
“hai bisogno di essere massaggiata! Metti i tuoi piedi in alto, il tuo corpo ha bisogno di essere ricaricato e stimolato  con il tocco se vuoi superare questo momento”. Poiché le donne incinta, partorienti e nel post parto più vengono toccate più sono felici e meno stressato tutto diventa.” Cecilia Garcia, Chumash donna medicina, Messico

Intuitivamente e attraverso l’esperienza di migliaia di anni, le donne in tutto il mondo hanno attribuito al massaggio e al tocco estrema importanza e un posto centrale nella cura della neo madre e nell’accompagnamento alla maternità.
Nella medicina indiana Ayurvedica la puerpera viene massaggiata tutti i giorni con olio di sesamo caldo e le viene insegnato come praticare un auto-massaggio (Abhyanga) affinché possa essere certa di ricevere cure quotidiane. Dopo il parto è in genere la nonna che massaggia mamma e neonato, fino a che la neomamma sarà in grado di ripetere i movimenti che ha visto fare più e più volte sul suo bambino.
Nella cultura Maya il massaggio dell’utero viene praticato dalle anziane guaritrici per incoraggiare il corretto riposizionamento dell’utero e la salute riproduttiva delle madri dopo il parto. 
Le ostetriche dello Yucatan fanno un massaggio (sobada) di routine ad ogni visita, durante il quale avvengono la maggior parte delle raccomandazioni, diagnosi e discussioni. 
Le ostetriche giapponesi praticano agopuntura, shiatsu e massaggio dei piedi e delle gambe durante il travaglio e nel post parto. 
In Messico si pratica il Cierre o rituale di “chiusura delle ossa” utilizzando il contatto e il rebozo, una sciarpa tradizionale per “chiudere” la donna fisicamente ed emotivamente dopo la grande espansione del parto. 

Da un semplice tenere le mani a un elaborato massaggio di tutto il corpo, il tocco è alla base e il cuore della cura della madre in ogni cultura tradizionale. 

Rivitalizzare il tocco come base della cura della donna nella maternità

L’assistenza alla maternità nel ventunesimo secolo ha sviluppato un’estrema dipendenza dalla tecnologia. Il nostro modello medico utilizza principalmente il tocco come strumento diagnostico e manipolativo. Un contatto che viene vissuto dalla donna nel migliore dei casi in modo neutro, ma spesso come invasivo e non piacevole. 
Le arti tradizionali di cura della madre vengono messe da parte, in particolare la pratica fondamentale del tocco e massaggio. 
La prima legge della psicotecnologia del parto di Verny afferma: “La quantità di dispositivi tecnologici nella sala parto è inversamente proporzionale alla quantità di contatto umano tra personale e paziente.” 

Nell’ottica di recuperare la saggezza delle antiche arti tradizionali di cura della madre e un’ecologia del nascere, l’eccessiva dipendenza tecnologica in gravidanza e nel parto dovrebbe essere ridotta, il supporto della comunità nel post parto rivitalizzato, e il tocco, intuitivo, amorevole e terapeutico, riscoperto in ogni fase della maternità per permettere alla madre di mantenere bassi i livelli di stress, di aumentare i livelli di ossitocina, di favorire la piena espressione della sua fisiologia e di sentirsi ascoltata, nutrita e supportata profondamente.

Una neo madre, come il suo bambino, ha BISOGNO di contatto: 
di una carezza 
di un abbraccio abbastanza lungo da permettere una scarica di ossitocina nel suo corpo
di qualcuno che le prenda le mani e le faccia sentire che è capita e che è al sicuro
di una mano sulla schiena che la faccia sentire sostenuta e la incoraggi silenziosamente a respirare 
di un tocco amorevole, ma “fermo”, che la aiuti a ritornare nel corpo dopo la grande espansione del parto e che la aiuti a radicarsi
di un tocco rilassante capace di abbassare i livelli di stress
di un tocco nutriente che le permetta di ricevere in un momento in cui lei sta dando più che in tutta la sua vita
di un tocco terapeutico che le permetta di riequilibrarsi dopo esperienze intense e che aiuti il suo sistema nervoso a rilasciare la tensione e i meccanismi difensivi.

Un tocco amorevole, consensuale, chiaro, intenzionale è essenziale per nutrire le nostre anime, e sebbene un professionista possa sicuramente essere uno strumento importante per facilitare il riequilibrio della madre, non c’è bisogno di una scuola o di qualche sorta di “diploma”, per toccare con amore un altro essere umano. 
Quello di cui c’è bisogno è solo di Intenzione e Amore. 
Il mio invito è quello di riabituarci a toccarci l’uno con l’altro, soprattutto nei momenti di “passaggio” e nei momenti delicati della nostra vita.
 Toccare ed essere toccati è un nostro diritto dalla nascita, è ciò che ci rende ciò che siamo, ciò che ci permette di sentire che “apparteniamo”, al di là dei confini della nostra pelle.

La pelle in sé non pensa, ma è sensibilissima. Essa ha la facoltà di ricevere e trasmettere una straordinaria varietà di segnali e di dare una vastissima gamma di risposte, molto più che tutti gli altri organi di senso: quanto a versatilità va perciò considerata seconda solo al cervello.” A. Montagu, Il linguaggio della pelle


Foto pubblicate con permesso di Suzi Zobrist – Root Medicine Healing, operatrice corporea, Craniosacrale e Postpartum Care Provider.  

Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1890009/#!po=65.0000
Allison, Jenny. Golden Month: Caring for the World’s Mothers After Childbirth. Beatnik Publishing
Ananda, Kara Maria. The Primal Touch of Birth: Midwives, Mothers and Massage. Midwifery today.
Johnson, Kimberly Ann. The Fourth Trimester: A Postpartum Guide to Healing Your Body, Balancing Your Emotions, and Restoring Your Vitality. Shambhala Ed.
Kitzinger, Sheila. 2000. Rediscovering Birth. New York: Simon & Schuster.
Verny, MD, Thomas R. 1986, Spring. The Psycho-Technology of Pregnancy and Labor. Pre- and Perinatal Psychology Journal 1(1).

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