Al di là della noia: l’emersione del femminile nel post parto

Le prime settimane dopo il parto sono probabilmente tra le più emozionanti e stimolanti della tua vita. 
Il tuo cuore e i tuoi sensi sono aperti ad accogliere il tuo bambino, la tua mente è impegnata ad imparare a nutrirlo e a prenderti cura di lui, la tua intuizione cerca di decifrare i suoi movimenti, i diversi suoni e pianti, e di farne una sorta di linguaggio, le emozioni si alternano passando da uno stato di gioia e beatitudine ad un altro di ansia e paura. Il contatto con il tuo bambino, il suo odore e l’allattamento fanno fluire l’ossitocina nel tuo corpo e in alcuni momenti ti ritrovi semplicemente appagata e in pace.

Tuttavia, le attività si ripetono nei giorni, impari a cambiare il pannolino, a nutrire il tuo piccolo, e a cullarlo e poi di nuovo, lo cambi, lo nutri, lo culli, e così via, ciclicamente giorno dopo giorno… Quello che spesso non viene detto è che tutto questo, passato il primo periodo, può risultare piuttosto noioso e monotono per la neo mamma. 

Scemata l’adrenalina del parto, quando l’eccitazione per la nascita si attenua e la situazione si normalizza, quando magari il tuo partner è tornato al lavoro, puoi ritrovarti a casa, seduta con il tuo piccolo tra le braccia e accorgerti di sentirti sola, malinconica, piuttosto annoiata, magari piena di risentimento verso il tuo compagno e angosciata rispetto a com’è diventata la tua vita ora. 

Ebbene, questo momento in cui ti senti come intrappolata in una gabbia di monotonia, non più padrona di uscire o svagarti come facevi prima di essere madre, può essere in realtà un’occasione speciale per noi donne. Possiamo scegliere di evitare queste sensazioni spiacevoli distraendoci come vogliamo, guardando la tv, il cellulare, leggendo, ma altre volte possiamo invece accogliere questi momenti di noia (l’ennesima poppata, ninna nanna o passeggiata), come opportunità per rallentare e imparare a connetterci con noi stesse e la nostra esperienza, in modo più profondo. 
Il filosofo cinese Lao Tzu nel 500 a.C. lo chiamava wu wei o non fare, Eckhart Tolle, autore del “Potere di adesso” essere nel qui e ora, nel Buddhismo è la sati, lo stato di consapevolezza o presenza mentale, in Occidente ha preso il nome di Mindfulness, grazie al lavoro del medico statunitense Jon Kabat Zinn.

E’ l’arte “femminile” di ascoltare con attenzione e curiosità il presente. 

La mano destra sta perdendo la sinistra

Nella cultura in cui siamo immersi, quasi tutto viene fatto o vissuto in maniera veloce, superficiale, molte cose sono date per scontate, in una continua ricerca di qualcosa di più.
Molte donne si destreggiano in diversi ruoli, in un mondo maschile fatto di competizione, potere e obiettivi da raggiungere, dove il senso di inadeguatezza e l’invidia sono sentimenti quotidiani. Ma la tua nuova condizione di mamma e il tuo bambino ti chiedono di “funzionare” in modo diverso, di saper vivere anche ad un ritmo più lento, in cui dare spazio maggiore ai valori del Femminile.

“La mano destra sta perdendo la sinistra” disse una volta un mio insegnante, Mike Boxhall. Cosa voleva dire? Intendeva che il principio femminile – il principio ricettivo, che si esprime attraverso qualità come l’ascolto, il nutrimento, il sostegno, l’accoglienza, la fluidità, l’intuizione, sta soccombendo, sia fuori nel mondo che dentro di noi, al principio maschile – il principio creativo, che si esprime, invece, nell’agire, nel dominare, nella velocità, nella volontà, nell’affermazione, nella conoscenza intellettuale e così via.

Entrambi i principi coesistono sia negli uomini  che nelle donne, la loro danza è alla base di tutte le cose. Niente è sbagliato o negativo di per sé, ma lo è quando non è equilibrato dal suo opposto, quando dopo l’attività non c’è il riposo, quando dopo lo sforzo non c’è la rigenerazione, quando dopo la fatica non c’è il piacere, quando il pensare è più importante del sentire. Quando la mano destra perde la sinistra, allora manca l’armonia.

Questo momento di grande fertilità e apertura, in cui sei diventata madre da poco e sei nel tuo nido con la tua piccola creatura, in cui la secrezione di ossitocina grazie all’allattamento e alla vicinanza costante con il tuo piccolo, ti porta naturalmente in uno stato più calmo e meditativo, è un tempo lento e ciclico per fare esperienza del tuo lato femminile, per fare spazio alla tua natura ricettiva. 
Un tempo per rallentare e coltivare l’arte di riposare, accogliere, ascoltare, nutrire te come il tuo bambino. Un tempo per uscire dalla mentalità frenetica del fare ed entrare nel ritmo più lento dell’essere.

“Poiché il nostro cuore è aperto in modo così incondizionato al nostro neonato, e poiché i nostri corpi sono allo stesso tempo programmati per un riposo profondo, nel post parto abbiamo una finestra spirituale molto speciale per una rapida crescita di consapevolezza, di coscienza, attraverso il corpo-tempio della madre” scrisse Ysha Oakes, doula ed insegnante Ayurvedica.

L’emersione del femminile e il ritorno a “casa”

Le nostre radici femminili ci stanno chiamando, sempre più persone, uomini come donne, si rivolgono alla meditazione o a pratiche spirituali per ridare un senso alle loro vite e riempire un vuoto, i nostri corpi e le nostre anime stanno morendo di fame per quel nutrimento più profondo, senza il quale non possiamo prosperare e senza il quale qualcosa muore sacrificato sull’altare dominante dei valori maschili e del pensiero intellettuale.
La capacità di essere consapevoli e riconnetterci con la nostra essenza è in ognuno di noi, tutto quello che serve è coltivare la capacità di rallentare e prestare attenzione al momento presente. 

“Il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è la nostra attenzione.” 
Thich Nhat Hanh

Mentre stai lì seduta con il tuo bambino tra le braccia, oppure stesa nel letto accanto a lui, respira profondamente e prova a notare ogni dettaglio della tua esperienza, senti la postura del tuo corpo, ascolta il tuo e il suo respiro. 
Annusa il suo odore, immergiti nei suoi occhi, accarezza i suoi capelli. Nota i piccoli suoni che emette quando lo allatti, i rumori della casa e dei passanti fuori dalla finestra. Ascolta il suono che fa  il vento o la pioggia, le macchine che passano nella strada. 
Mentre lo culli e gli canti una canzone ascolta i tuoi movimenti e la tua voce.
Nota la tenerezza che ti colma il cuore quando il tuo bambino ti afferra un dito o gioca con i tuoi capelli. 

Stare con tutto questo, abbracciare il “niente di speciale”, può arricchire infinitamente la tua esperienza e portarti ad una dilatazione dei sensi e ad uno stato di apprezzamento che ti aiuti a vedere i dettagli della vita con occhi nuovi. 
Coltivare la capacità di essere più pienamente presente al qui e ora, ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere.
Ad una sensazione di profonda gratitudine verso la vita.

E forse, con il tempo, quello che all’inizio poteva sembrare sempre uguale, apparirà ogni istante diverso e unico, pieno di bellezza e di mistero.

“Per me non c’è gioia più grande che guardare il cielo in una notte limpida, con un’attenzione così concentrata che tutti gli altri pensieri scompaiono; si ha allora l’impressione che le stelle entrino nell’anima”. Simone Weil

 


Una piccola nota per te:
se tutto questo ti appare impossibile, inattuabile, un lusso che non ti puoi permettere, significa probabilmente che hai troppo poco supporto.  Avere una rete di aiuto è la prima cosa per una neo madre, senza la quale la sua esperienza della maternità avrà il sapore della sopravvivenza più che della trasformazione. Nel caso tu ti senta stressata e poco supportata puoi leggere qui e qui come provare a trovare quelle risorse in più, che ti possano permettere di avere spazi di nutrimento in cui semplicemente “essere” insieme al tuo bambino. E’ un vostro diritto!

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