Il post parto: la sacra finestra

Le prime sei settimane dopo la nascita di un bambino sono un periodo straordinario e unico, un periodo breve rispetto ai nove mesi di gravidanza ma di grande intensità ed enormi cambiamenti. 

Una neomamma è anch’essa un essere vulnerabile e sensibile proprio come il suo bambino: il suo cuore dopo il parto è spalancato e inondato da una miriade di emozioni, il suo corpo è nel processo di ritrovare energie, ricalibrarsi e guarire, il suo assetto ormonale è unico e recentemente le neuroscienze hanno visto come anche il suo cervello si modifichi per abbracciare il suo nuovo ruolo di mamma.

I rapporti con il mondo esterno, così come la neomamma lo conosceva prima, iniziano ad allentarsi, e l’immagine di se stessa e il suo senso di identità iniziano a cambiare.

La piccola creatura che ha dato alla luce apre i suoi sensi e si abitua lentamente ai suoni e alle luci del mondo, la donna allo stesso modo si apre ad accogliere questa creatura e inizia la sua trasformazione verso l’essere madre fatta di emozioni, cambiamenti, sfide e scoperte.

Le culture tradizionali di tutto il mondo onorano questo periodo e lo riconoscono come sacro e da proteggere. 

Non importa in quale paese si guardi, laddove c’è una cultura tradizionale ancora intatta esiste l’usanza di dedicare un esteso periodo di riposo alla neomamma, in cui lei si “ritira” dal mondo e viene profondamente nutrita mentre lei si occupa solo del suo bambino. A volte sono 30 giorni come in Cina, in cui questo periodo viene chiamato tzo yue zi, “stare seduta per un mese”, altre volte 40 come in Mongolia, Korea, o in America Latina in cui viene chiamato la cuarantena, altre 42 giorni come in India in cui prende il nome di “la sacra finestra”.

Da millenni le antiche tradizioni umane hanno dedicato alle neo madri un lungo periodo di transizione, creando un “utero sociale” che accoglieva, nutriva e teneva al caldo la diade madre-bimbo, proprio come l’utero materno aveva fatto nei nove mesi antecedenti. Per i primi 40 giorni circa le puerpere venivano accudite con trattamenti, massaggi, cibi specifici e rituali, tutti incentrati sulla necessità di guarire e fortificare la neomamma nel corpo e nello spirito, ed onorare la sua trasformazione. In tutto questo c’era la presa di coscienza dell’enorme lavoro che la donna compie nel crescere dentro di sé la vita e nel darla alla luce, ed è per questo che le cure nel post parto sono state considerate da sempre non un lusso ma una necessità – il modo per sostenere le Madri della comunità e renderle capaci di crescere le future generazioni nel modo migliore. 

I processi che avvengono a più livelli durante i primi 40 giorni circa dopo il parto, se ben supportati, danno alla donna la possibilità e l’occasione di reinventare se stessa, guarire problematiche di salute anche croniche e andare incontro ad una menopausa e ad un invecchiamento migliori; di contro se questa delicata fase della sua vita non viene trattata in modo adeguato può portare a problemi sia fisici che psicologici, anche a distanza di tempo. 

Purtroppo quello a cui stiamo assistendo oggi spesso è la sopravvivenza delle madri e la degenerazione della  loro salute.

Ma il benessere di una neomamma dovrebbero avere la stessa importanza e priorità che il prendersi cura delle necessità del neonato, non è possibile pensare in termini di “o l’uno o l’altro”, e nemmeno “prima l’uno e poi, solo se si riesce, l’altro”.

Per molte culture non c’è dualismo, in lingua swahili, ad esempio, esiste la parola “Mamatoto”, letteralmente “mammabambino”, ad indicare il concetto che la madre e il neonato non sono due persone separate, ma formano un’unità interconnessa, nella quale ciò che ha un impatto su uno ha un impatto sull’altro, e ciò che fa bene a uno fa bene all’altro.

È importante che si diffonda una coscienza femminile consapevole che l’aiuto concreto, la cura del corpo, il supporto emotivo e l’accompagnamento durante il puerperio sono una priorità per tutte le donne, non un lusso. Che avere qualcuno capace di essere accanto alla puerpera è fondamentale, per una sua piena guarigione ma anche per il bambino che ha partorito, il quale dipende così tanto dall’equilibrio emozionale della sua mamma e dal suo benessere. 

Quando sono tornata a casa dopo il parto mi sono sentita persa. “E adesso cosa faccio?” mi sono detta. Se avessi potuto sarei tornata in ospedale, dove almeno c’erano il pediatra e le infermiere. A casa invece ero sola con il bambino. Avrei avuto bisogno di una persona a cui telefonare in caso di necessità, a cui poter parlare dei miei dubbi e delle mie difficoltà. Invece non c’era nessuno. Annalisa, Italia (dal libro “Sono qui con te” di Elena Balsamo)

In una cultura che ci fa pressione per essere sempre più produttive, competitive, auto-sufficienti, veloci e performative, il mio invito è quello di rallentare, fare un respiro profondo, e fare delle scelte che incontrino le nostre necessità ad un livello più profondo. È arrivato il momento di creare un nuovo movimento per la cura nel post parto: una via che possa nutrire e supportare le mamme in profondità affinché loro possano nutrire e supportare al meglio i loro bambini.

Spero arrivi presto il giorno in cui l’unità di mamma e bambino venga riconosciuta universalmente, in cui si comprenda che anche la neomamma ha bisogno delle stesse cure e attenzioni del suo piccolo. Fino a quel giorno, è importante che sia la donna ad essere preparata e a far valere la propria autorità, richiedendo tutto questo per se stessa, senza vergogna.

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